Juan Carlos Etchepare è un uomo bellissimo. Intorno a questo dongiovanni di provincia, da tempo marchiato dalla tisi, si intrecciano le vicende di un universo femminile che frequenta i cinema, ascolta gli sceneggiati radiofonici e le canzonette alla moda nel tentativo di trovare quella stessa musica nella vita reale. C’è Nené, la fidanzata tradita; Mabel, l’amante ricca e libertina; la vedova Di Carlo – pronta a rompere ogni convenzione sociale pur di stare accanto all’uomo che desidera; e Celina, la sorella di Juan Carlos, ormai considerata da tutti una zitella facile. Pubblicato per la prima volta nel 1969 e qui riproposto nella traduzione di un grande ispanista come Angelo Morino, Una frase, un rigo appena è una rivisitazione letteraria del classico feuilleton; un romanzo in cui Manuel Puig fa quello che sa fare meglio: registrare frammenti di vita che tendono a passare inosservati – conversazioni private, album fotografici, verbali di polizia, lettere e diari –, raccontando la provincia argentina degli anni Trenta, con le sue ipocrisie e le sue contraddizioni, e regalandoci al tempo stesso una storia dal sapore universale.