Domenico Dara sa sprigionare un mondo in cui le persone e le cose apparentemente più semplici racchiudono saggezze, sollevando la pellicola dal quotidiano per svelarne l’incanto. E in quell’incanto metafisico e romanzesco noi lettori avventurosamente, dolcemente, ci immergiamo. Liberata Macrì ha un modo tutto suo di vivere. Dattilografa di professione, crede a quello che non si vede, convinta che sia l’invisibile la vera misura del mondo. L’unico contatto col quotidiano sono i fotoromanzi che colleziona e custodisce con cura, soprattutto se ritraggono Franco Gasparri, l’attore che ama in segreto. Incline alla solitudine e distaccata dalle relazioni, a eccezione dell’esuberante amica Giuditta, la sua vita cambia completamente quando conosce Luvio, il nuovo operaio dell’officina meccanica del padre. In un attimo, Liberata si sente proiettata dentro uno dei suoi fotoromanzi, come l’eroina d’una storia d’amore impossibile. Ma gli amori reali possono aspirare alla perfezione delle storie raccontate? E può l’invisibile essere sostituito dalla realtà del mondo? In anni di profondo cambiamento, segnati dalla violenza nelle piazze e dalla strategia del terrore ma anche dalle conquiste con cui le donne si fanno più autonome e consapevoli del proprio ruolo, anche Liberata vivrà, tra una misteriosa voce radiofonica e uno strano collezionista di cimeli religiosi, una sorta di metamorfosi, come uno di quegli insetti che il padre colleziona e che insegnano, sempre e comunque, come per divenire adulti si debba sacrificare e perdere una parte di sé.