Nel castello di Pescelupo, dalle cantine al torrazzo, fra sospetti, paure e una scatenata caccia al tesoro, Giacomo Papi trasforma il giallo classico in un affilato romanzo satirico sulla lotta di classe. Il Maestro Klaus Signorini, artista famoso in tutto il mondo per le sue disinstallazioni, sta per festeggiare 80 anni nel castello umbro dove si è ritirato. Intorno alla grande piscina di Gheddafi – che il Maestro ha smontato e rimontato piastrella per piastrella nel castello – ci saranno tutti i domestici, l’infermiere-spacciatore Mario, una troupe impegnata a girare un documentario sulla sua vita, i due nipoti Tobia e Lucrezia e i pronipoti Gaia e Juan Julio, l’algida gallerista Emanuela Goldman e l’avido avvocato Magnoni. Il vecchio artista sa che tutti penseranno alla sua eredità, più che al suo compleanno, ma ci si aspetta comunque una settimana di grandi risate, nuotate, mangiate, battute di spirito e di caccia, con il fucile e con il falco. Qualcosa, tuttavia, va storto perché al loro arrivo Klaus è morto: Inés, la cuoca peruviana, lo trova in cantina in uno dei grandi congelatori per la cacciagione. L’avvocato è fuori di sé perché ha scoperto che Klaus aveva appena ritirato 5 milioni in contanti dalla banca e accusa il personale di averlo ucciso per intascarsi il denaro. Ma i domestici non ci stanno e Florin, il tuttofare con precedenti penali e senza permesso di soggiorno, si ribella. La rivolta prende la mano a tutti, e in un attimo i padroni si trovano a servire cocktail, in livrea e crestine, ai domestici sdraiati al sole, a bordo piscina.