“Preferirei di no” ripete Bartleby, il famoso scrivano di Melville, per tutto il corso del romanzo che lo vede protagonista. A differenza di lui, condizionata anche da tutti i sì delle generazioni di donne che l’hanno preceduta, l’autrice di queste pagine a dire di no fa una fatica tremenda. Come fai a dire di no a tuo padre che adori, ma vorrebbe fare di te la nuova stella del calcio anche se tu non ne vuoi sapere? O al nuovo incarico che arriva dal tuo datore di lavoro, anche se ti paga costantemente in ritardo? O, ancora peggio, alla vocina nella tua testa che ti sussurra ogni volta che non sei abbastanza? All’alba dei suoi strepitosi quarant’anni, con molte letture alle spalle, Zelda was a Writer ha capito che dire sì a qualcosa o qualcuno che non desideriamo significa morire un po’. Che dire no, a volte, spalanca le porte e ti salva la vita. Bisogna solo avere il coraggio di farlo. Attraverso aneddoti tratti dalla sua esperienza e da straordinarie pagine di autori letterari – da Cassola a Calvino, Joan Didion, Naomi Wolf -, Zelda riflette sui nostri tempi, sui sì e sui no che stanno dietro a fenomeni come il ghosting, il breadcrumbing o il quiet quitting, alle aspettative verso chi costruisce una propria immagine pubblica sui social, al rapporto femminile col corpo e con la bellezza e alla paura di invecchiare. Con ironia e intelligenza, l’autrice ci accompagna nella vibrante cavalcata che l’ha condotta verso il traguardo dell’autolegittimazione. E come nelle migliori avventure, i suoi no risuonano tra le righe e il suo viaggio diventa magicamente quello di tutte e tutti noi.