Un romanzo breve e intenso, ritmato dall’inconfondibile stile di Maylis de Kerangal. «Il testo è breve, splendido, ammaliante. In cento pagine, Maylis de Kerangal dice tutto: la disumanità di un sistema, l’abisso davanti all’ignoto, il richiamo dell’altrove, la solidarietà umana.» - Marianne Payot, L’Express Sulla Transiberiana, Alëša ed Hélène, due sconosciuti, sognano la fuga. Lui, russo, vuole fuggire da quel treno e dal suo destino di coscritto che lo porta in una Siberia da incubo, un incubo fra bruti che hanno già cominciato a vessarlo. Per lei, francese, che scappa da Anton, l’amante seguito fino a Krasnojarsk, il treno diretto verso un altrove sconosciuto è speranza di liberazione. Un incontro, regalato dal caso, che creerà complicità nel comune rifiuto del presente, malgrado l’unica comunicazione tra i due sia fatta di gesti e di sguardi. Figure di questo huis-clos sono i viaggiatori diretti verso Oriente, famiglie chiassose, soldati dai corpi maleodoranti ma anche due donne in servizio sul treno – spie o angeli custodi? E fuori i paesaggi sterminati attraversati dal treno in un tempo infinito.